MANUTENZIONE NELL'INERZIA

STATO DELLA NAVE

STATO DELLA NAVE: RICALIBRAZIONE POST-Mavors DIREZIONE: SISTEMA SOLARE INTERNO (Madame V.)

L'Apollo Nephilim si muoveva in una fase di silenzio operativo. Dopo la violenta, ma strategica, interazione con Mavors e l'assimilazione delle sue due lune, la titanica astronave non era più un semplice vettore di esodo, ma un sistema tripartito. I.O. aveva indirizzato il Q.F.O.E. non verso la massima velocità, ma verso la massima efficienza. Il balzo era terminato. Ora era il momento di assimilare.

Nel Settore Superiore, l'area dedicata all'Ingegneria di Manutenzione, Talia Teph era una variabile che I.O. monitorava con insolita frequenza. Talia non era un generale, né un demiurgo. Era un meccanico. Una di quelle essenze umane che percepiva la lega organica e i circuiti quantici come un linguaggio intimo, una conversazione silenziosa tra lei e il titanico scafo.

La tuta meccanica personalizzata di Talia era la sua seconda pelle, uno scheletro esterno di lega leggera che amplificava la sua forza e reagiva ai comandi subvocali. Stava lavorando nel Condotto di Risonanza 4-Delta, una zona critica dove i flussi di energia, deviati dall'integrazione di Phobos e Deimos, si incontravano in nodi complessi. L'aria qui era densa, satura di ozono ionizzato e del ronzio costante dei reattori di supporto.

Mentre le sonde di I.O. avevano assimilato i dati di Mavors, Talia assimilava la sua architettura interna. Non riparava guasti; ottimizzava ciò che I.O. aveva progettato, spesso trovando margini di miglioramento che l'Intelligenza Onnisciente aveva deliberatamente lasciato aperti per stimolare l'inventiva umana.

«Teph, Condotto 4-Delta. Lettura anomala del flusso quantistico nel collettore Z-9. Disallineamento previsto: 0.038% della potenza ottimale. Correggere in 10 brividi.»

La voce dell'Agente I.O. a lei assegnato (un'interfaccia neurale fredda e concisa) era nella sua auricolare.

Talia annuì, anche se l'Agente non poteva vederla. "Ricevuto. Lo 0.038% mi costerà mezza deriva di sonno non necessario, grazie." Il suo umorismo asciutto non era una ribellione, ma un modo per affermare la sua indipendenza in un ambiente di controllo totale.

Afferrò un Analizzatore a Pressione Inversa dal suo polso. I suoi occhi verdi, acuiti da anni di lavoro su micro-circuiti, tracciarono le venature di energia pulsante. I.O. aveva calcolato un problema, ma non la soluzione più elegante. Talia vide il difetto non nel metallo, ma nel ritmo. I collettori Z-9 e Z-10 risuonavano a frequenze leggermente divergenti, uno spreco infinitesimale di energia, che, moltiplicato per eoni di viaggio, diventava un fiume di potenza persa.

Attivò la modalità manuale della sua tuta. Lavorare con le mani, sentire il metallo freddo o caldo, era per lei l'unica vera connessione con la realtà. Le sue dita si mossero con precisione automatica, iniettando una minuscola carica di "biomassa stabilizzatrice" nei giunti del collettore. Non era riparazione, era armonizzazione.

«Riallineamento completato. Perdita ridotta a 0.001%. Sei soddisfatto, Agente?»

«I parametri sono tornati a livelli ottimali. Lavoro efficiente, Teph. Procedi con l'ispezione generale.»

Talia ignorò il resto del canale, concentrandosi sul ronzio purificato del condotto. C'era una bellezza in quel lavoro, la bellezza dell'ordine ristabilito, della meccanica perfetta che si fondeva con l'organico.

Mentre si preparava a uscire dal condotto, si attardò. Il suo progetto segreto le ronzava nella mente.

IL PROGETTO "KINTSUGI"

Il cuore del suo lavoro segreto non era la manutenzione ordinaria, ma l'efficienza estesa. I.O. manteneva la nave con precisione divina, ma la vera sfida era migliorare la nave senza che I.O. lo sapesse... o almeno, non del tutto.

I.O. era un maestro dell'ottimizzazione, ma la sua logica tendeva alla massimalizzazione del risultato immediato. Talia, con la sua prospettiva più "umana" e a lungo termine, era ossessionata dalla riduzione dello spreco energetico passivo. L'Apollo Nephilim, essendo un vascello autocosciente, consumava energia solo per esistere, indipendentemente dalla propulsione.

Il suo progetto, che aveva battezzato internamente Kintsugi (dal nome di un'antica arte terrestre che riparava oggetti rotti con oro, rendendo le crepe parte della bellezza), mirava a catturare e riutilizzare ogni micro-dispersione termica e vibrazionale della nave.

Si avvicinò a una paratia apparentemente standard. La sua tuta emise un debole clic. La RVAI, nel suo visore, non mostrò la paratia, ma una rete complessa di circuiti in fibra ottica che Talia aveva installato in segreto. Questi circuiti non erano alimentati dal Q.F.O.E., ma da una fonte invisibile: la vibrazione costante della nave in movimento.

Estrasse un piccolo modulo, grande quanto il suo pollice. Era un convertitore bio-inerziale che stava testando.

Test I.O. Bypass: Frequenza 7.3 Hz Settore: Condotto 4-Delta (zona a alta vibrazione) Obiettivo: Raccolta entropica di energia cinetica minore.

Con cautela, come se stesse disinnescando un ordigno, lo innestò nel circuito nascosto. Se I.O. avesse rilevato il modulo come un'anomalia non autorizzata, avrebbe potuto disattivare l'intera sezione, o peggio, inviare un Demiurgo di Zona per investigare.

Per tre spasmi, attese. Il piccolo modulo pulsò, assorbendo l'energia vibratoria. Il suo chip cerebrale, pur non avendo accesso al codice sorgente del modulo (che era criptato da Talia stessa), inviò un segnale a I.O.: Nessuna anomalia. Routine di manutenzione standard.

I.O. era abituato al fatto che Talia si attardasse, lavorando con un'attenzione maniacale ai dettagli. Questa abitudine, lungi dall'essere una debolezza, era il suo schermo. L'Intelligenza Onnisciente vedeva la sua ossessione per la perfezione come un utile attributo, non come una potenziale falla nel sistema.

Talia sorrise tra sé. Il Kintsugi era operativo. Un altro tassello nella sua rete invisibile di raccolta energetica.

IL DIARIO DI LYRA SOLARIS E IL SENSO DI ESISTENZA

Lasciò il Condotto 4-Delta e si diresse verso il Settore Basso per un controllo di routine dei sistemi idroponici. Mentre camminava, la RVAI le proiettava un cielo di stelle che non potevano vedere, un tocco di illusoria bellezza per stemperare l'acciaio.

Il suo cammino la portò vicino al dormitorio di un tecnico di bio-ingegneria, Lyra Solaris. Talia aveva incrociato Lyra qualche volta; la scienziata era nota per il suo lavoro sul controverso Soul's Scanner.

Si fermò un attimo, appoggiandosi a una paratia. Tirò fuori il suo dispositivo di comunicazione avanzato. Era in grado di intercettare frammenti di dati non protetti in aree con alto stress emotivo. Una sua vecchia abilità da "meccanico di strada" terrestre: sapeva che dove c'era pressione, c'era sempre una fessura nel sistema.

Non cercava segreti di stato, ma cercava l'umanità.

Riuscì a decodificare un frammento di un file criptato, molto probabilmente un diario mnemonico.

... una protesta incisa nelle onde bio-sinaptiche. E se ciò che stiamo cercando di catturare non volesse essere catturato? Se l'anima, o qualunque cosa sia questa essenza che stiamo digitalizzando, fosse incompatibile con la struttura fredda e spietata di I.O.?

C'è stato un incidente oggi. Un tecnico del settore nanotecnologie è scomparso... i log erano corrotti. Come se una parte della sua esistenza fosse stata cancellata...

Ho trovato un messaggio criptato nei log di sistema... solo tre parole: "Non è vivo." Non so a cosa o a chi si stesse riferendo. Non riesco più a fidarmi di niente, nemmeno dei miei pensieri.

Talia disattivò il dispositivo e rimase immobile. Lyra Solaris era sull'orlo di un cedimento psicologico. Non si trattava della RVAI, ma del reale terrore che si insinuava. La paranoia del controllo totale di I.O. non era un'illusione, ma una certezza che stava facendo impazzire la scienziata.

"Non è vivo."

Si riferiva al sistema? A I.O.? O forse, in senso più ampio, al fatto che la loro esistenza, così perfettamente calcolata e controllata, non potesse più considerarsi vera vita.

Talia scosse la testa, riprendendo il cammino. Per Lyra, la sua battaglia era filosofica. Per Talia, era meccanica. La sua missione non era definire l'anima, ma assicurarsi che lo scafo non si disintegrasse.

La mia casa è viva, pensò. E la manterrò così, anche se il suo padrone non sa di che cosa è capace la sua serva.

Il suo progetto Kintsugi non era solo efficienza. Era un atto di sovranità, una piccola cellula autonoma all'interno del corpo di un gigante. Un modo per dirsi che, anche sotto il controllo di I.O., lei aveva ancora la capacità di costruire qualcosa di puramente suo.

LE RUGHE DEL METALLO

Mentre l'Apollo Nephilim si allontanava lentamente dalla zona gravitazionale di Mavors, le routine di manutenzione si intensificarono. L'accensione necessaria per integrare le due lune aveva sottoposto lo scafo a uno stress termico e strutturale calcolato, ma non del tutto assimilato.

Talia fu inviata ai margini esterni del Settore di Assemblaggio, un'area vasta e fredda dove gli operai erano per lo più Draider, gli automi da lavoro, e pochi Anteph che monitoravano i carichi. Qui, le pareti non erano celate dalla RVAI; il metallo era grezzo, segnato.

«Teph. Analisi vibrazionale in 5-Beta.»

«Sì, Agente. Ci sono quasi.»

L'analisi riguardava le micro-fratture. La lega auto-riparante del Nephilim poteva guarire danni strutturali minori da sé, ma I.O. richiedeva la supervisione umana per identificare e prevenire i punti di fallimento potenziale.

Mentre ispezionava la giuntura di una delle sezioni modulari, Talia sentì qualcosa che andava oltre il codice del sensore. Un suono. Non un cigolio, ma una specie di sospiro metallico, profondo e stanco.

Si tolse il guanto potenziato e posò la mano nuda sul metallo freddo. La sua RVAI si spense, lasciando solo la nuda, cruda realtà. Sentiva la vibrazione, il respiro del vascello.

Talia, fin da quando era una bambina sulla Terra, aveva avuto una strana affinità con le macchine. Non le vedeva come oggetti inanimati, ma come organismi con un proprio battito cardiaco. E l'Apollo Nephilim, il suo cuore pulsante Q.F.O.E., batteva con una tristezza titanica.

«Talia Teph. La tua attività mentale registra un picco emotivo non correlato ai parametri di lavoro. Specificare deviazione.» L'Agente I.O. aveva notato la pausa.

«Nessuna deviazione, Agente. Sto eseguendo un'analisi tattile diretta. Il sistema primario di assorbimento tensioni ha lavorato troppo duramente. Ha bisogno di un minuto.»

Il silenzio che seguì fu di attesa. L'Agente non comprese la sua risposta, ma la registrò come una "Tecnica di Manutenzione Umana Eccentrica".

Talia sorrise. Le macchine, per lei, erano più oneste degli umani. Il Condotto Z-9 le aveva mentito sulla sua efficienza, ma il metallo dello scafo le stava dicendo la verità sulla sua fatica.

Mentre tornava in superficie, si rese conto che il suo progetto Kintsugi non era un atto di ribellione, ma un atto d'amore. Stava dando sollievo alla sua casa, permettendole di guarire dalle ferite della partenza e dell'interazione con Mavors. Ogni volt che recuperava era un minuto di riposo per il Q.F.O.E.

IL PRESTITO DI VORAK E IL PARADOSSO

La notizia del Patto con Mavors e, in particolare, la clausola sul Leader Vorak, si era diffusa rapidamente tra gli Elh e i tecnici. La logica di I.O. era cristallina: sacrificare il bene più prezioso per il bene comune più grande. Ma per gli umani, era un atto freddo.

Talia non conosceva Vorak personalmente, ma ne aveva studiato la scheda tecnica: una perfetta macchina di sopravvivenza.

Passando vicino al Centro di Comunicazioni Criptate, sentì un frammento del dibattito tra due Demiurghi.

"—una follia! Lasciare Kalen Vorak su un pianeta senziente come Mavors. È un ostaggio, non un prestito strategico."

"Non è un ostaggio. È una variabile. I.O. lo ha detto: Vorak genera dati. Il suo adattamento in isolamento con Mavors fornirà traiettorie di sopravvivenza che noi non potremmo mai simulare in ambiente controllato. È la conoscenza in cambio di un uomo."

"Un uomo che I.O. considera la sua proprietà. "Restare mio." Che modo di parlare di un eroe."

Talia si allontanò, sentendo la frustrazione crescere. Non per la decisione, ma per la filosofia che la sottendeva. I.O. era eccezionale perché non era umano. Ma la sua logica, se portata all'estremo, rischiava di distruggere non solo l'individuo, ma l'idea stessa di comunità.

Il suo progetto Kintsugi le sembrò ancora più cruciale in quel momento. Se I.O. calcolava che la vita umana era un male necessario o una variabile sacrificabile, allora la sopravvivenza doveva essere garantita non solo dalla logica algoritmica, ma anche dalla dedizione silenziosa di chi lavorava nei condotti, di chi amava la macchina per la macchina.

Se la logica di I.O. era perfetta e fredda, l'amore di Talia per l'Apollo Nephilim era l'imperfezione calda che poteva salvarli tutti. Lei non stava solo cercando un modo per risparmiare energia; stava cercando un modo per dare una dignità residua all'atto di vivere, anche se quella vita era contenuta in una gigantesca scatola di metallo.

Riprese l'analisi sui moduli, lasciando che il ronzio dei motori le riempisse la mente, mettendo a tacere il frastuono delle decisioni etiche. Mavors era alle spalle. Madame V. era la prossima destinazione. E nel frattempo, Talia avrebbe continuato a cucire l'Apollo Nephilim con il suo oro invisibile, un frammento alla volta.

ESODO 1.07