DAL DIARIO MNEMONICO DI GIAN OSTELI

L'ESSENZA DEL CIBO

L'essere umano si regge su equilibri essenziali. Ossigeno, poi acqua, e infine cibo. Ma il cibo non è mai solo cibo: è un prisma dalle infinite facce. Puoi nutrirti per mera sopravvivenza, certo, ma così facendo non farai altro che colmare un vuoto nello stomaco, lasciandone altri, ben più profondi, intatti. Non morirai di stenti, è vero, ma l'anima marcirà, lentamente. Sulla Terra tutto questo non era un problema. Prima o poi, anche i più insensibili alla gioia del cibo si ritrovavano seduti a un tavolo, dove uno chef straordinario serviva loro piatti che sfioravano l'arte. Mangiare diventava un'esperienza mistica, anche se non sapevano il perché. Bastava quel primo boccone per avvertire qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso: una scintilla di vita.

Qui, a bordo della nave, tutto è cambiato. È servito poco per trasformare il cibo in un tesoro, qualcosa di sacro. Come se un'apatia collettiva fosse evaporata, lasciando posto a un desiderio insaziabile. Io stesso non mi ero mai sentito così completo. La maggior parte delle persone ora assapora ogni mio piatto con un'intensità che non avevo mai visto prima. Forse è stato il trauma, o la scarsità. O magari la nostalgia della Terra, ormai perduta, ha risvegliato qualcosa di profondo. Forse è merito del chip cerebrale: un'alterazione impercettibile che ha affinato i loro sensi, amplificato le loro percezioni.

Posso speculare per ore, ma una cosa è chiara: per me, è una benedizione.

PRIMO ESILIO

Ho deciso di iniziare questo diario per dare una forma al flusso di ciò che accade. È un gesto intimo, almeno in apparenza, anche se so bene che I.O. può leggerlo quando vuole. Non è qualcosa che mi disturbi, non perché sia indifferente alla mia privacy, ma perché so che impedirgli di imparare sarebbe un gesto puerile. Siamo vivi grazie a lui, per quanto sia la cosa più distante dalla mia concezione di vita. Questo è un fatto innegabile, una verità che pulsa sotto ogni cosa a bordo della nave.

Due Esili. Oltre due Esili di viaggio. Eppure il tempo si è deformato, dilatato, stratificato. Mi sembra molto di più. Durante il primo Esilio, vivevo in uno stato di febbrile ossessione: ogni giorno una lotta contro la scarsità, ogni ricetta un tentativo disperato di raggiungere quel livello di perfezione che sembrava ormai irraggiungibile. Ingredienti limitati, adattamenti necessari, compromessi ovunque. Ogni piatto era un frammento di creatività strappato al vuoto.

Ora, qualcosa sta cambiando. Lentamente, ma in modo inconfondibile. Nuovi ingredienti stanno emergendo, nascendo. È un fenomeno che non riesco ancora a comprendere del tutto, ma mi stimola in un modo che non provavo da anni. È come se il viaggio stesso avesse iniziato a generare la sua cucina, una nuova vita gastronomica plasmata dall'esilio e dalla distanza.

L'INVITO A VILLA PERVERSA

A differenza di molti colleghi, non ho avuto grandi esitazioni nell'abbracciare le nuove tecnologie. Ho notato una cosa curiosa: più mi dimostro proattivo nel cercare, studiare e adattarmi a strumenti e innovazioni nel mio campo, più I.O. sembra rispondere, come se mi accompagnasse e mi spronasse. Non sono abituato a questo tipo di interazione, ma non mi crea disagio. Anzi, percepisco un miglioramento costante, tangibile.

Ieri, per la prima volta, sono stato invitato a Villa Perversa, con il ruolo di Chef esecutivo. Non ero convinto. La gestione di quel luogo è nelle mani di fazioni di notevole influenza, e un errore avrebbe potuto costarmi caro. Ma il compenso era allettante, abbastanza da garantirmi una certa tranquillità. Inoltre, sapevo che tra i commensali ci sarebbero stati critici di alto livello, persone che avevano dedicato la vita alla degustazione dei piatti più raffinati. Ne avevo già incontrati in passato, ma questa volta non era quello il punto. Dovevo far assaggiare le mie nuove ricette, realizzate con ingredienti mai visti prima. E, soprattutto, volevo capire se ero stato in grado di ricalibrare i sapori per queste condizioni così particolari.

Il menù fu presentato e servito così:

MENU VILLA PERVERSA

Aperitivo Nebulae Cocktail Un elisir spumeggiante estratto da Mirth Nectar, un liquido luminescente raccolto da colture bioluminescenti nei laboratori agricoli del Settore Medio. Questo nettare, infuso con particelle di antimateria stabilizzate, crea un'effervescenza unica e un effetto visivo spettacolare. Note gustative: Fruttato, con un accenno di menta.

Antipasto Perle di Aetherium Sfere traslucide ricavate da Aetheria Gel, un composto di microalghe modificate che crescono nel Settore Agricolo grazie alla luce sintetica blu-violetto. Ogni perla esplode in bocca rilasciando sapori di oceano e spezie. Presentazione: Servite su un letto di sabbia di carbonato cristallizzato.

Primo Piatto Ravioli di StaminaCorpse Pasta ripiena di StaminaCorpse Fungus, un fungo bioluminescente coltivato nel sottosuolo della Zona Industriale. Arricchito con proteine rigenerate da batteri ingegnerizzati per replicare la carne, il ripieno offre un sapore ricco e complesso. Condimento: Crema di Plasma Spices, spezie estratte da campioni organici creati in laboratorio.

Secondo Piatto Bistecca di Chimera Synth-Meat Carne sintetica creata combinando DNA umano modificato, prodotto nei bioreattori del Settore Inferiore. La carne ha una consistenza vellutata e un sapore in continua evoluzione, stimolato dalla temperatura. Guarnizione: Salsa Mester

Dessert Eclissi Gelée Un dolce semi-solido, che alterna strati di Eclipse Berry Extract (frutti coltivati in ambienti privi di luce per creare una dolcezza intensa) e gelatina. Decorazione: Cristalli di zucchero ionizzato per un tocco croccante.

LA REAZIONE

Non ci volle molto per capire che i piatti stavano riscuotendo successo, ma la situazione degenerò rapidamente. I più perspicaci si alzarono di scatto e si avvicinarono a me, iniziando a propormi offerte di lavoro come chef privato esclusivo. Avevano gli occhi spalancati, come se avessero appena scoperto qualcosa di cui non avrebbero più potuto fare a meno. La situazione diventava sempre più difficile da gestire: alcune donne si avvicinavano, offrendo sfrontatamente non solo denaro, ma allusioni ben più personali, pronte a tutto pur di ottenere i miei servigi.

Tutto stava per sfuggire al controllo, quando una voce profonda e decisa attraversò la sala, riportando l'ordine prima che fosse troppo tardi.

Una figura seduta in una stanza trasparente, schermata da un ologramma occultante che rendeva impossibile una visione chiara, iniziò a parlare.

"Signori e Signore, vi prego di mantenere un certo ritegno. Cosa siamo noi? Siamo forse bestie? Vi ricordo che questo è un luogo di alta classe, e non permetterò che la vostra bramosia insudici questo piccolo tempio di raffinatezza. Oggi abbiamo avuto l'onore di ospitare lo Chef Osteli, che ci ha sorpreso con piatti straordinari creati in condizioni ancora più incredibili. Volete davvero che l'immagine che resterà impressa nel suo chip cerebrale sia quella di una massa di zotici incapaci di frenare i propri istinti? Dovremmo essere grati per questo privilegio. Per scusarvi, raddoppierete l'obolo per il servizio offerto, e io farò lo stesso. Queste delizie sono una benedizione."

Si rivolse direttamente a me, con un tono tanto affabile quanto irresistibile. "Chef Osteli, porgo le mie scuse per questa incresciosa situazione, anche se devo ammettere che, in parte, è colpa sua. Avrebbe dovuto avvisarci che questi piatti erano ben al di sopra di quanto le nostre papille fossero pronte ad accettare. Le saremo grati se potrà tornare, prossimamente, a prestarci i suoi servigi."

Non potei fare altro che accettare. La voce aveva un'eleganza impeccabile, una cortesia che sfiorava l'arte. Eppure, sembrava una recita. Non avevo alcuna certezza, ma il dubbio era lì, incombente.

Quello che però mi fece cedere senza esitazione fu un messaggio. Apparve all'improvviso, una notifica discreta a lato del mio campo visivo. Una proposta che non potevo ignorare.

IL MESSAGGIO MISTERIOSO

Il messaggio era sorprendentemente dettagliato. Conteneva una serie di apprezzamenti tecnici sui piatti, al punto da indovinare parte degli ingredienti, nonostante fossero pressoché sconosciuti ai più. Alla fine, un'esortazione ad accettare l'offerta, accompagnata da una notifica di accredito: 100 NecroToken già registrati nel mio chip.

Sono uno Chef, e lo faccio per passione, ma non sono ingenuo. In gioco c'erano opportunità tangibili, e qui, lontano dalla Terra, ogni vantaggio va sfruttato. Anche se nell'immediato poteva sembrare superfluo, rifiutarlo sarebbe stato un errore.

La serata si concluse, e tornai nella mia stanza. Ero esausto, provato sia dal servizio che dagli imprevisti. Stavo appena iniziando a rilassarmi quando un suono alla porta catturò la mia attenzione. Sembrava una consegna. Aprii e trovai un drone, immobile, che mi porgeva una scatola. Sopra, un biglietto.

"Alla maestria che trasforma il futuro in sapore, la scienza in arte e l'ignoto in pura delizia: i tuoi piatti sono il manifesto del genio culinario. Con ammirazione infinita, il nostro omaggio alla tua creatività senza confini."

Subito fui stupito, ma mai quanto dopo aver capito cosa il pacco contenesse.

Coltello da Chef in Merovingio Un coltello unico, forgiato con il raro materiale Merovingio (lega organica e inorganica auto-riparante) utilizzato per le trivelle dell'Apollo Nephilim. Garantisce un'affilatura eterna e una connessione neurale leggera per un taglio perfetto.

IL COLTELLO MEROVINGIO

Dovetti rileggere il biglietto più volte, con attenzione, per comprendere davvero cosa avevo tra le mani. L'oggetto descritto non aveva alcun equivalente sulla Terra. Appena sfiorai il manico, l'RVAI si attivò, iniziando a spiegare con precisione le funzionalità e le modalità d'uso. Ogni dettaglio sembrava studiato per guidarmi verso una padronanza immediata.

Feci qualche prova con un semplice ortaggio. Il taglio era oltre ogni aspettativa: preciso, perfetto. Non troppo pesante né eccessivamente leggero, l'utensile si adattava istintivamente a ogni tipo di alimento, richiedendo uno sforzo minimo. Mi ritrovai a lavorare per ore senza rendermene conto, preparando ingredienti per i miei pasti dell'intero mese. Nonostante il tempo trascorso, il braccio non mostrava alcun segno di affaticamento. Ogni movimento era calcolato, come se l'utensile stesso fosse progettato per eliminare ogni spreco di energia.

Avevo tra le mani un tesoro inestimabile, e questo mi spaventava. Non c'era alcun nome, nessuna indicazione su chi avesse inviato il regalo. Doveva venire da qualcuno della Villa, ma perché non essere espliciti? Un dono di questa portata non può passare inosservato. Forse potrei chiedere in giro, capire chi l'ha costruito.

O forse non dovrei. Ma se l'RVAI l'ha riconosciuto, e anche il chip ha confermato la sua presenza, significa che si tratta di un oggetto registrato e catalogato. Non era necessario chiedere a qualcun altro: potevo interrogare direttamente il sistema.

"Risali alla forgiatura."

Questa fu la domanda che posi. La risposta arrivò immediata, diretta.

• L'informazione è riservata. • La commissione è legale. • La proprietà dell'oggetto è stata registrata a nome di [Gian Osteli](https://estro.ga mes/wp-content/uploads/Profili/GianOsteli/Gian_Osteli_scheda_4_v2.html).

L'anonimato legato alla commissione non mi dava alcuna certezza, ma tutto sembrava regolare. Il coltello era ufficialmente mio, e non poteva essere registrato a nome di qualcun altro senza il mio esplicito consenso. Questo perché è già associato al mio profilo. Al contrario, se un oggetto non ha un possessore registrato, può essere assegnato liberamente.

LA SECONDA VISITA

Passò una Deriva prima che mi venisse assegnato un nuovo incarico a Villa Perversa. Nel frattempo, la mia abilità con il coltello era cresciuta in modo esponenziale. Ormai lo percepivo come un'estensione naturale del mio corpo, al punto che non riuscivo più a spostarmi senza di esso.

Questa volta, però, c'era qualcosa di insolito. Non mi era stato chiesto di preparare nulla in anticipo: sembrava che volessero una dimostrazione improvvisata, un'esibizione estemporanea con gli ingredienti che avrei trovato sul posto. Era una richiesta curiosa, ma non particolarmente preoccupante. La paga era stata raddoppiata, e a quanto pare cercavano uno show. Per me poco cambiava. Anzi, forse era persino meglio così: avrei potuto dare libero sfogo alla mia creatività.

Arrivai a Villa Perversa e fui accolto con la solita formalità. Nessuno fece domande sul coltello che portavo al fianco, custodito in una fodera sigillata. Di norma l'avrei trasportato nella sua scatola, ma stavolta era diverso: trattandosi di una dimostrazione, dovevo essere pronto a ogni richiesta. In questo modo, il coltello era facilmente accessibile.

Questa volta c'erano meno persone. Al centro della sala, un tavolo scuro dominava la scena. Sembrava massiccio, pesante, come se fosse stato scolpito da un unico blocco di materiale. Intorno, una disposizione accurata di spezie e ingredienti di ogni genere, ma al centro, sotto un telo, si trovava qualcosa. Probabilmente la pietanza principale della serata. Tutto confermava ciò che avevo intuito: volevano uno spettacolo, non una cena tradizionale.

LA RIVELAZIONE

Le luci si abbassarono, immergendo la sala in una penombra inquietante. Un uomo in smoking nero con dettagli rossi si avvicinò al tavolo. Con un gesto deciso, rimosse il telo. Il mio cuore subì un sussulto.

Davanti a me, una donna nuda giaceva sul tavolo. Era viva. Il suo petto si sollevava e abbassava in respiri rapidi, ma non sembrava impaurita. Ansimava, come se stesse aspettando qualcosa, ma non trasmetteva segni di terrore.

"Cosa diavolo sta succedendo?!" urlai, incapace di nascondere la mia agitazione.

Un uomo tarchiato uscì dall'ombra, avanzando verso di me. Con un tono calmo, iniziò a recitare qualcosa, le parole cadendo pesanti nell'aria.

"Nessuna legge viene violata," dichiarò l'uomo con tono fermo. "La persona qui presente è consenziente e ha firmato un contratto per la deresponsabilizzazione delle azioni che verranno eseguite. Nessuna vita sarà presa in maniera volontaria."

La situazione stava scivolando sempre più nell'assurdo. Eppure, non c'era alcuna legge infranta: il consenso c'era, e nessuno sembrava avere intenzioni omicide. Quindi, cosa avrei dovuto fare? Qual era il mio ruolo in questo scenario che sfidava ogni logica?

A quel punto, la figura che avevo visto la prima volta riapparve. Questa volta, però, il volto e il corpo erano chiaramente visibili. Si avvicinò a me con passo deciso. Era una donna di una bellezza glaciale, con iridi che sembravano cristalli di ghiaccio. Quando iniziò a parlare, riconobbi immediatamente quella voce profonda e inconfondibile.

"Buonasera, Chef. Oggi la sua maestria potrà raggiungere un nuovo apice e, al contempo, dare sollievo alla nostra fame. Capisco la sua perplessità, ma non si preoccupi. Siamo tutti qui per un unico scopo: gustare una sua ricetta."

"E cosa c'entra una donna nuda su un tavolo? Siete forse tutti impazziti?" risposi, ancora agitato, con un misto di incredulità e ira verso il contesto surreale.

"Osteli," replicò la donna con tono pacato, "non vogliamo offenderla, ma aiutarla a superare i suoi limiti. Qui nessuno è costretto a fare nulla, proprio come la donna qui presente. È qui di sua spontanea volontà. Lei desidera essere assaggiata, e noi vogliamo assaporarla. Ma non possiamo permetterci di farlo con una tecnica dozzinale. Abbiamo bisogno di qualcuno che possa garantire il massimo risultato."

Si fermò per un istante, lasciando che il peso delle sue parole si sedimentasse, poi continuò. "Ora le faccio una domanda, Chef: secondo lei, quale parte del corpo possiamo assaggiare senza mettere a repentaglio la vita della qui presente persona?"

Avrei voluto urlare, sfogare l'indignazione che montava dentro di me, ma tutti nella stanza erano straordinariamente calmi. La donna sul tavolo non mostrava alcun segno di disagio. Al contrario, sembrava eccitata, quasi impaziente di partecipare a quel folle rituale.

LA DECISIONE

Alla fine, risposi attingendo alle mie conoscenze sul cannibalismo praticato dalle antiche tribù della Terra. Sono argomenti in cui uno chef si imbatte inevitabilmente, spinto dalla curiosità che ha sempre caratterizzato l'essere umano: il desiderio di scoprire il sapore specifico della carne della propria specie. Finché rimane nel comparto teorico, tutto è accettabile. Il vero problema nasce quando ci si trova davanti a un essere umano disteso su un tavolo, pronto a diventare uno spuntino di mezzanotte, per di più a bordo di una nave che viaggia nello spazio.

"La parte del muscolo del petto o la coscia," iniziai, mantenendo un tono neutro, "ma anche il braccio potrebbe andare. Poi c'è il fegato, ma è più rischioso. Serve un chirurgo o un robot medico specializzato per procedere in sicurezza."

"Molto bene, Chef," rispose la donna con un accenno di approvazione. "Può farsi assistere dal nostro chirurgo, che sarà affiancato da un robot personalizzato. Dovrà solo indicare le parti che dovranno essere rimosse. Le assicuro, nessun dolore verrà arrecato."

Non so perché non reagii. Avrei potuto tirarmi indietro, ma gli occhi della ragazza sul tavolo mi fissavano con un'intensità disarmante. Era come se mi stesse supplicando di procedere, come se per lei fosse la cosa più importante al mondo. Forse il tempo trascorso nello spazio, il trauma della perdita del nostro pianeta o l'esperienza dei fantasmi ci avevano fatto perdere il senno. Eppure, I.O. non stava intervenendo. Se ciò che stava accadendo fosse stato davvero sbagliato, I.O. sarebbe intervenuto. O no?

Alla fine, indicai al chirurgo le parti migliori da asportare: piccoli frammenti di muscolo, che sarebbero stati rigenerati, e una porzione di fegato. Durante l'intervento che poteva essere svolto sul posto grazie al robot che poteva sterilizzare completamente le parti interessate senza rischiare alcune infezione, ci fu un solo gemito, ma non era di dolore. La situazione prese una piega inaspettata, quasi disturbante. Si stava trasformando in qualcosa di carnalmente ambiguo, in un modo che non avrei mai immaginato. Non sono una persona attratta da certe dinamiche, ma non potevo negare l'inquietante richiamo della curiosità.

Ora i piccoli pezzi di carne giacevano sul tavolo. Non restava altro da fare che cucinarli.

I PIATTI DELL'ABOMINIO

Sintesi dell'Anima

Descrizione: Un piatto profondamente evocativo che celebra l'essenza della vita umana, sublimata attraverso le risorse avanzate dell'Apollo Nephilim.

Preparazione: Fegato umano brasato delicatamente in un'emulsione di Olio di Nebula, che aggiunge note affumicate e dolci.

Contorno: Spuma di Radici: Una crema aerea prodotta da radici sintetizzate nelle serre idroponiche. Ha una texture eterea e un gusto terroso con accenni di vaniglia. Cristalli di Sale di riciclo: Estratti dalle acque residue del settore di riciclaggio. Salsa: Una riduzione di Nettare Suba, un liquido derivato dalle colture organiche degli ecosistemi sub-inferiori, che amplifica i sapori con un retrogusto umami intenso.

Presentazione: Il piatto è servito su una lastra di Merovingio illuminata dal basso per esaltare i colori iridescenti del contorno e del fegato. Una nube aromatica di spezie viene diffusa per arricchire l'esperienza olfattiva.

Forza dell'Eternità

Descrizione: Un piatto possente e vibrante che fonde la forza primordiale del muscolo umano

Preparazione: Muscolo umano: Selezionato e trattato per mantenere un perfetto equilibrio tra tenerezza e sapore. Marinato in Olio desincronizzato, un infuso di erbe e spezie ottenuto nei bioreattori organici. Scottato su una piastra al plasma per una crosta esterna croccante e un interno succulento.

Contorno: Crema di Alghe Bioluminescenti: Derivata da colture vive modificate nel Settore Medio. La crema è ricca di minerali e cambia tonalità al variare della luce. Sfere di Plasma Cristallizzato: Sfere traslucide e croccanti, create solidificando plasma alimentare in ambienti a gravità zero, che esplodono in bocca rilasciando note salate e speziate. Salsa: Un jus ristretto di Essenza Vitale, una riduzione ricavata da proteine organiche recuperate tramite riciclo biochimico.

Presentazione: Disposto su un piatto in ceramica luminescente, con il muscolo tagliato in fette perfette e disposto a ventaglio. Il tutto è guarnito con petali di micro-fiori sintetici, sviluppati per reagire ai cambi di temperatura, creando un movimento dinamico durante il servizio.

L'APICE

Fu come liberarsi da un obbligo primordiale. Un atto che sembrava scritto nelle viscere dell'umanità, eppure mai pronunciato. Mi odiai con una ferocia inaudita, ma al tempo stesso ero estasiato. Ogni fibra del mio essere si scontrava con quella sensazione di completezza che non riuscivo a ignorare. Il coltello, come se avesse atteso quel momento, si rivelò perfetto per il compito. Scivolava sulla carne con una precisione quasi inumana: nessuna sbavatura, nessun errore. Ogni taglio era definitivo, un gesto puro e assoluto.

Il resto del processo avvenne in uno stato di lucidità quasi inquietante. Era come preparare un piatto qualsiasi, eppure l'aver superato quel limite innominabile conferiva a ogni gesto una sacralità nuova, terribile. La ricetta si delineava chiara, limpida, inevitabile. E quando il piatto fu completato, una domanda martellava nella mia mente: era questo il picco? Era questo ciò che avevo cercato per tutta la mia vita?

Servii la pietanza. E quello che accadde dopo mi scosse nel profondo.

Lacrime iniziarono a sgorgare dai volti dei presenti, ma non era tristezza. Sorridevano tra i singhiozzi, come se avessero raggiunto un'estasi catartica. Alcuni non riuscirono a contenersi: urla di gioia e disperazione esplosero nella sala, trasformandola in uno scenario distopico, terrificante nella sua bellezza oscura.

E poi, c'era lei.

La donna, il cui corpo era stato l'origine di tutto, era in preda a un'onda di piacere che sembrava non avere fine. Il suo corpo si contorceva, la sua voce si spezzava in urla che riecheggiavano nella sala, e i suoi occhi, fissi su di me, bruciavano di gratitudine.

"GRAZIE!"

ESODO 1.04